La sindrome da defecazione ostruita (SDO) , molto frequente nella donna soprattutto se ha partorito più volte (multipara) riconosce una genesi multifattoriale riassumibile in prolasso retto-rettale, rettocele e difficoltà nell’espulsione delle feci presenti normalmente in ampolla rettale. I sintomi della SDO sono la defecazione incompleta e frazionata ( tornare più volte in bagno per svuotare completamente), il senso di peso o dolore perineale, il sanguinamento spesso dovuto a ragade anale. A causa di tali sintomi spesso la paziente “digita” cioè si aiuta con manovre manuali o digitali per svuotare il retto e fa abuso di lassativi che però non risolvono il problema. Ulteriore causa è la “dissinergia pubo-rettale” cioè la alterazione del meccanismo inibitorio sulla contrazione del muscolo puborettale durante la defecazione, disturbo tuttavia risolvibile con trattamento conservativo ( riabilitazione del pavimento pelvico) presso Centri di FKT che dispongano di personale qualificato alla funzione (vedi postilla). Secondo recenti studi esiste un legame tra la SDO e la sindrome ansioso depressiva. Dal punto di vista diagnostico, la visita accurata dal proctologo suggerisce la diagnosi che va confermata con una Defecografia ( esame radiologico) che può essere poi integrata da ulteriori esami se occorre ( manometria, colonscopia). Laddove si ponga indicazione chirurgica, l’intervento principe è la resezione rettale trans anale con tecnica STARR o Transtar a seconda della quota di prolasso rettale da asportare. (vedi galleria fotografica)
DEFECAZIONE DISSINERGICA
La defecazione dissinergica è una particolare forma di stipsi cronica e dipende dalla difficoltà o impossibilità di coordinare i muscoli pelvici che consentono di evacuare le feci. Conosciuta anche come “anismo” o sindrome del muscolo puborettale, tale patologia colpisce più frequentemente la donna e comporta spesso abuso dì lassativi e clisteri evacuativi oltre a creare gravi disagi psicologici nei soggetti affetti con un peggioramento della qualità di vita. Le cause non sono chiare ma di certo l’emissione cronica di feci secche e dure può essere una concausa nella instaurazione della dissinergia. La fisiopatologia mostra una incoordinazione retto-anale con il fallimento del riflesso retto-anale inibitorio; più semplicemente nel momento della contrazione del torchio addominale e della spinta evacuativa, la “porta di uscita” non si apre e le feci non vengono espulse. Molte pazienti sono costrette a manovre manuali o digitali per svuotare il retto come spingere sulla parete vaginale posteriore oppure svuotare il retto con le dita. La dissinergia può essere associata alla presenza di prolasso rettale interno, rettocele, ragade anale ed ulcera solitaria del retto. Spesso si somma alla iposensibilità del retto ossia la mancata consapevolezza di avere il retto pieno. Frequentemente tale disturbo è dovuto alla sindrome del puborettale; in posizione di riposo, tra il retto e il canale anale, si forma un angolo che strozza la via di uscita ed è uno dei meccanismi della continenza. Tale angolo viene sostenuto dalla contrazione basale del muscolo puborettale ( vedi figura). Durante la spinta evacuativa il puborettale dovrebbe rilassarsi per ridurre tale angolo e per rendere il passaggio più rettilineo. Se ciò non avviene ecco che ci troviamo davanti alla dissinergia retto-anale ed alla sindrome da ostruita defecazione. Tale quadro clinico, diagnosticato in mani esperte, si beneficia di trattamento FKT come la ginnastica riabilitativa del pavimento pelvico ed ancor più del Biofeedback. Solo alla risoluzione di tali disturbi funzionali può essere utile il trattamento chirurgico delle alterazioni anatomiche presenti quali il prolasso Retto-rettale, il rettocele e la ragade anale.
STITICHEZZA, INCONTINENZA FECALE ED URINARIA: RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO.
La riabilitazione del pavimento pelvico si prefigge di migliorare la qualità della vita dei soggetti che soffrono di stipsi o che non riescano a trattenere le feci o le urine, tre condizioni associate alla discesa e perdita di tono del pavimento pelvico soprattutto nel sesso femminile.
Tali patologie hanno un’ottima chance terapeutica nell’elettrostimolazione funzionale (ESF).
L’ ESF è una tecnica che non necessita di partecipazione attiva della paziente. Grazie ad una sonda (personale) che viene posizionata nel canale anale o nella vagina, si procura una stimolazione della muscolatura pelvica che, a seconda del programma computerizzato impostato (specifico per patologia) permette di perseguire ottimi risultati consistenti essenzialmente in :
– miglioramento del trofismo e dell’elasticità dei tessuti trattati
– ipertofia delle fibre muscolari
– aumento della capacità contrattile muscolare associata all’aumento della resistenza alla contrazione.
Parimenti, l’ESF migliora anche la coordinazione motoria dei diversi muscoli presenti nella regione pelvica, mancando la quale a volte la fisiologica funzione degli sfinteri viene meno.
Possiamo in tal modo combattere le incontinenze urinaria e fecale, alcuni prolassi, la stipsi ed alcune disfunzioni sessuali anche nel post parto.
La terapia non comporta il minimo disconfort per la paziente che è comodamente distesa sul lettino in ambulatorio. L’ESF ovviamente risulta essere priva di effetti collaterali pur essendo controindicata in alcuni casi specifici sotto elencati:
portatori di pace maker, patologie anorettali e vaginali in fase acuta/infiammatoria, lesioni delle mucose con cui deve venire a contatto la sonda, cistite, neoplasie pelviche, gravidanza, pregresso trattamento radioterapico pelvico, spirale anticoncezionale.
La ESF non prevede la contemporanea assunzione di farmaci ed ha una percentuale di successo elevata soprattutto se si considera che è un trattamento non invasivo, senza effetti collaterali, senza rischi, ottimamente tollerato, scarsamente impegnativo in termini di tempo sottratto alle comuni attività quotidiane e ultimo ma non ultimo, dai costi davvero accessibili.