I tumori del colon-retto sono in percentuale una delle neoplasie più frequenti ma negli ultimi anni la mortalità ad essi correlata è in calo grazie a protocolli di prevenzione con screening di massa ed al miglioramento del percorso diagnostico terapeutico che attualmente è integrato tra varie specialistiche, mettendo al centro il paziente.
Scolasticamente il colon é suddiviso in ascendente, trasverso, discendente, sigma e retto e ognuno di questi tratti può essere interessato dalla patologia anche se i tumori del colon sono numericamente molto più frequenti di quelli del retto. I fattori di rischio sono nutrizionali, genetici e familiari.
Fortunatamente tali tumori derivano dalla presenza nell’ intestino di forme polipoidi inizialmente benigne che se misconosciute e non asportate con il tempo si trasformano in senso maligno. Da quest’ultima frase si intuisce l’importanza della prevenzione che si effettua fondamentalmente con la ricerca del sangue occulto fecale e con la colonscopia. I tumori del colon retto infatti sono poco sintomatici e quando lo sono è sinonimo di diagnosi tardiva. Non è infrequente infatti che il tumore del colon venga diagnosticato nel corso di interventi in urgenza per occlusione intestinale, laddove il tumore “strozza” il tratto intestinale colpito ed impedisce la normale progressione delle feci verso l’ano.
Prima di questa fase invece la diagnosi è essenzialmente endoscopica ivi compresa una biopsia per la tipizzazione delle varie forme ed il trattamento è multidisciplinare associando chirurgia , radioterapia e chemioterapia. Le ultime due possono precedere o seguire l’intervento chirurgico di asportazione che attualmente può essere effettuato con tecnica classica o laparotomica o in alternativa in Laparoscopia o chirurgia robotica. In taluni casi la situazione intraoperatoria richiede il confezionamento di una stomia o ano praeternaturale che comporta che le feci siano raccolte in una sacca posizionata sull’addome; detta stomia può essere definitiva o temporanea, caso in cui viene chiusa entro qualche mese.
La tendenza attuale in centri di riferimento per tale patologia, che come già detto viene trattata con approccio multidisciplinare ( gruppi oncologici multidisciplinari) è quella di affrontare l’intervento con approccio laparoscopico, quindi operando senza aprire l’addome, con l’ausilio di una telecamera e di alcuni strumenti introdotti attraverso dei piccoli fori praticati sull’addome. Con tale metodica miniinvasiva la ripresa postoperatoria del soggetto operato è senza dubbio più rapida mantenendo la stessa sicurezza ed accuratezza.